TRENTO. Il nuovo decreto flussi varato dal Consiglio dei Ministri rappresenta un importante passo avanti per garantire la disponibilità di lavoratori nei campi e, con essa, la produzione alimentare nel Paese. È il commento della Coldiretti al varo del provvedimento da parte del CdM, che porta a 47mila la quota complessiva di stagionali agricoli gestite dalle associazioni agricole, con l’obiettivo di semplificare le procedure di assunzione, facendo incontrare realmente domanda ed offerta.
Uno dei problemi principali del meccanismo del decreto, più volte denunciato da Coldiretti, era legato al fatto che i lavoratori ricevevano spesso il nulla osta quando le attività di raccolta erano terminate.
In tale ottica è fondamentale
lavorare a una velocizzazione dei processi all’estero, attraverso il diretto
coinvolgimento dei consolati.
Ma la gestione delle associazioni agricole consente anche di togliere spazio ai
fenomeni criminali a partire da quello del caporalato transnazionale, rilevato
nell’ultimo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da
Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie. Si tratta di vere e
proprie organizzazioni malavitose attive tra Italia e Paesi extra-europei, che
agiscono come agenzie informali di intermediazione illecita della manodopera
agricola.
“Un cambio di passo importante da parte del Governo – commenta Gianluca
Barbacovi, presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige– al quale deve ora
seguire il definitivo superamento del click day permettendo alle imprese di
presentare le richieste durante tutto l’anno, con il supporto delle
associazioni agricole e in base alle reali esigenze stagionali.
Ci sono peraltro le premesse per poter portare le quote nei prossimi tre anni anche a 50-60mila lavoratori”.
Sono circa un milione i lavoratori impiegati nelle 185000 aziende agricole che assumono manodopera, per un totale di oltre 120 milioni di giornate lavorative l’anno, secondo l’analisi Coldiretti. Oltre un terzo della forza lavoro nei campi proviene da Paesi esteri, con lavoratori rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi tra i più numerosi.
