Se ne è andato Stefano Leonardi, maestro di sci e imprenditore del turismo solandro. Un amico e una persona perbene. L’ho conosciuto il 18 maggio 1981, davanti ai cancelli della caserma Rossi di Merano, in fila, in mezzo a tanti imberbi diciottenni che si registravano alla fureria, atto d’inizio dei dodici mesi di naja negli alpini. I nostri sguardi si incrociarono alla ricerca di solidarietà reciproca, data la nostra età ben superiore a quella dei commilitoni e frutto dei rinvii per motivi di studio. Finimmo così nella stessa camerata, nello stesso letto a castello, lui sopra, io sotto. L’inizio di una complicità e amicizia stupenda. Oltre all’età ci accomunavano tante passioni, prima fra tutte quella dei motori. Proprio per questo, grazie alla disponibilità della mia moto Honda Four da strada, ci si fiondava a Bolzano, a casa dei suoi genitori, per una cenetta lontana dagli odori e sapori poco invitanti della mensa militare. Spesso guidava lui, con passione e competenza e ci divertivamo molto con pieghe da gran premio grazie a una sintonia perfetta.
Una sera vidi, rimanendone quasi spaventato, una giacca militare appesa nel corridoio, con i gradi da generale.
Alla mia sorpresa Stefano reagì con un sorriso e un abbraccio, presentandomi il padre, alto ufficiale. Non sapevo se mettermi sull’attenti o che fare, ma l’ospitalità, la generosità e l’eleganza ebbero la meglio e fu una splendida serata con i suoi genitori e il fratello Riccardo, Ricki per gli amici, a cui era legatissimo. Dopo il periodo di addestramento finimmo insieme a Bolzano, lui all’ufficio informazioni, io all’ufficio stampa, e per undici mesi abbiamo condiviso le nostre vite, le nostre passioni, le nostre storie e i nostri racconti. Abbiamo riso tanto insieme, grazie al suo umorismo contagioso, ed eravamo anche un po’ invidiati, per ciò che potevamo fare dalla nostra posizione un po’ privilegiata, conquistata con impegno e apprezzata molto dai superiori.
Aveva successo Stefano, bel ragazzo, sensibile, brillante e sportivo. Al momento del congedo la promessa di ritrovarci presto, insieme a qualche lacrimuccia, ha messo la parola fine alla nostra carriera militare. Ci siamo rivisti qualche volta e poi, segno del destino, ci siamo ritrovati qualche anno dopo in Val di Sole, dove per motivi diversi abbiamo deciso di mettere radici.
Ci si vedeva ogni tanto e sempre casualmente, ma subito scattava l’alchimia della complicità, con battute e racconti comicamente demenziali degni del miglior cabaret. E si parlava di auto, di moto, di sogni, e mi raccontava dei genitori, trasferitesi nella bella casa di Carciato e che ci hanno lasciato da qualche anno. Si informava sulle mie trasferte professionali sciistiche invitandomi nel locale “festaiolo” che aveva creato a Folgarida, tempio dell’allegria e di tanti eventi nati dall’intuito dei fratelli Leonardi e ancora oggi punto di riferimento per tantissimi giovani italiani ed esteri. Ecco perché quando ho saputo che Stefano non c’era più sono rimasto impietrito. Ho rivisto il suo sorriso, il suo curioso andamento, le sue battute fulminanti, le sue imitazioni ironiche. Un “coscritto” indimenticabile che mi mancherà e mancherà a molti. Sgasa e fai buon viaggio Alpino Stefano.
