SAN MICHELE. La
storia dell'Istituto iniziò il 12 gennaio 1874, quando la Dieta regionale
tirolese di Innsbruck deliberò di attivare a San Michele all'Adige una scuola
agraria con annessa stazione sperimentale. Alla direzione dell’Istituto fu
posto Edmund Mach, giovane e
brillante assistente dell'Istituto enologico e pomologico di Klosterneuburg
(Vienna). Fin dalle origini, con un'intuizione che rimarrà a connotare tutta la
storia successiva dell’istituzione, lo statuto prevedeva la simbiosi tra
formazione agricola e sperimentazione in azienda, a favore del progresso
dell'agricoltura trentina. Sotto la magistrale regia di Mach, la scuola di San
Michele e la stazione sperimentale si affermarono come istituto modello e la
loro fama varcò ben presto i confini regionali.
Dopo Edmund Mach si susseguirono altri validi direttori, fra i quali spiccano le figure di Enrico Avanzi, professore accademico che diede un forte impulso scientifico all'Istituto e al quale si deve l’importante attività nel settore cerealicolo, frutticolo e viticolo, nelle quali fu supportato dall’opera infaticabile di Rebo Rigotti, ricercatore di grande talento che seppe spaziare in molteplici campi, in particolare nel miglioramento genetico della vite (si deve a lui l’incrocio che fu poi battezzato con il suo nome, “Rebo”).
Alla fine degli anni Cinquanta emerse la figura di Bruno Kessler che, nella duplice veste di Presidente della Provincia autonoma di Trento e dell’Istituto Agrario, seppe sviluppare le attività dell’ente.
Nella storia recente la data più significativa è il primo gennaio 2008. L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, ente funzionale della Provincia autonoma di Trento, si trasformò in una Fondazione, il cui nome tributò i dovuti meriti al suo primo e storico direttore, Edmund Mach.
Nacque, quindi, un nuovo ente di interesse pubblico con personalità giuridica di diritto privato, assorbendo anche le attività del Centro di Ecologia Alpina, contribuendo così ad ampliare il mandato a favore della ricerca ambientale.
Istruzione e formazione, trasferimento tecnologico e ricerca nei settori agricolo, ambientale e agroalimentare si delineano così come i tre pilastri della nuova organizzazione. La Fondazione Mach è oggi una “cittadella dell’agricoltura”, un unicum a livello nazionale: sempre più impegnata a diffondere gli studi nei settori di competenza ma allo stesso tempo radicata sul territorio. Da 150 anni la missione è sempre la medesima: supportare l'agricoltura, l'ambiente e il territorio affrontando mediante l’innovazione le nuove sfide quotidianamente proposte.
È stato pubblicato anche il volume “Dalla terra il futuro. Viaggio nei 150 anni della Fondazione Edmund Mach”, che, oltre a raccontare il percorso espositivo della mostra fotografica, raccoglie contributi e saggi per rileggere la lunga storia dell’Ente e delle sue molteplici attività nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale, tra istruzione e formazione, ricerca scientifica, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese.
Il volume, realizzato con il contributo di 10 autori, conta 260 pagine e illustra, nella sezione dedicata alla mostra, le 100 fotografie che hanno raccontato questo percorso ideale, dalla nascita dell’Istituto alla Fondazione Mach di oggi, sempre affiancato da uno sguardo agli sviluppi del contesto agrario trentino e alla sua trasformazione negli anni.
Il secondo libro edito da FEM nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario è il volume “Dalla rivoluzione scientifica a Edmund Mach. Il progresso vitienologico”, di Attilio Scienza e Giacomo Eccheli dell’Università degli Studi di Milano.
Perché la Dieta di Innsbruck in seguito a molte discussioni decise il 12 gennaio 1874 di fondare a S. Michele all’Adige l’Istituto Agrario? E perché affidarne la direzione proprio ad Edmund Mach? Il saggio esplora il lungo periodo storico, che coincide con la rivoluzione nelle conoscenze scientifiche in Europa, iniziata con l’Illuminismo, che porterà alla nascita dell’Istituto Agrario, ripercorrendone le fasi principali scandite dall’opera di grandi personaggi, da Darwin a Mendel, da Lavoisier a Pasteur e von Liebig, fino ad arrivare ai padri della viticoltura e dell’ampelografia Odart, Pulliat, Viala.
L’Istituto, collocato a S. Michele quale confine storico e culturale, venne organizzato sul modello delle Università dell’area tedesca, nelle quali i professori oltre che insegnanti erano anche sperimentatori. E Mach fu il direttore ideale, per le profonde conoscenze scientifiche e la sua umanità. La vera missione di Mach a S. Michele fu, oltre che guidare la rivoluzione agricola, soprattutto quella di riconciliare le popolazioni del Tirolo, germanofona e italofona, attraverso la formazione agraria e culturale dei giovani.
Che cosa resta della storia di S. Michele? Cosa rende il messaggio di E. Mach così attuale dopo 150 anni? La risposta è una sola: non esiste storia se dalla storia non nascono domande. Come allora, la Fondazione E. Mach è chiamata a rispondere alle molteplici sfide ambientali e culturali che attraversano la nostra agricoltura, consapevole però che oggi dispone di conoscenze scientifiche molto più ampie che nel passato, che consentono di guardare al futuro con grande fiducia. Maggiori informazioni sulla pubblicazione su 150.fmach.it
