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Storie di famiglia tra il Trentino e il mondo

lun 06 gen 2025 10:01 • By: Alberto Mosca

Lynn Serafin, genealogista, da anni studia le famiglie trentine e i 'tirolesi americani'

Lynn Serafinn (Serafini) è nata a Brooklyn (New York) e dal 1999 vive in Inghilterra. Genealogista, studia le famiglie trentine e collabora con “Filò Magazine: A Journal for Tyrolean Americans”

Quali sono i tuoi legami con il Trentino e le valli del Noce? Mio padre è nato a Duvredo, in Bleggio, Val Giudicarie. La sua famiglia (i suoi genitori e fratelli, così come diversi fratelli dei miei nonni) emigrò negli Stati Uniti quando era ancora un bambino. Sono cresciuta in una grande famiglia che parlava il dialetto giudicariese, anche se gli "anziani" si rifiutavano di insegnarcelo, perché volevano che fossimo "americani". Per quanto riguarda le valli del Noce, non mi ero resa conto di avere un legame con esse fino a quando non ho indagato più a fondo sulla mia genealogia. Ad esempio, il mio antenato nobile Sebastiano Genetti di Castelfondo (nato intorno al 1498) era il mio 12 volte bisnonno. I miei primi antenati Benassuti, per lo più legati a Tignerone in Bleggio, provenivano originariamente da Cles, tra il 1300 e il 1400. I miei antenati di 9 generazioni fa, Giovanni Antonio Boni e Margherita 'Anselmi' Collini, provenivano da Monclassico e Croviana in Val di Sole. Nessuno di questi legami con le Valli del Noce era noto alla mia famiglia prima che io facessi ricerche approfondite.

Come ti sei avvicinata alla genealogia? Come la maggior parte dei genealogisti, ho iniziato ricercando le mie radici. Poi ho scoperto di essere affascinata dalla storia e dalle persone del Trentino in generale, e non riuscivo più a smettere di ricercare, studiare, analizzare e scrivere. Circa 10 anni fa, ho deciso di lasciare il mio lavoro (all'epoca aiutavo professionisti della salute olistica con blog e social media) e di trasformare la genealogia in una professione.

Quali sono state le scoperte, grandi o piccole, che ti hanno dato soddisfazione? Una delle prime "piccole" scoperte è stata quando ho capito che tutti i Serafini di Bleggio discendono dalla stessa coppia. Poi, approfondendo i documenti, ho scoperto che Antonio Serafini, vedovo e padre del primo patriarca dei Serafini (Marco), si era trasferito da Favrio a Bleggio per sposare una vedova, portando con sé suo figlio adolescente Marco. Analizzando gli eventi, ho capito che tutto era legato alla tragica peste del 1630, che devastò gran parte del Trentino, soprattutto Preore e i suoi dintorni. Se Antonio non si fosse trasferito a Bleggio con suo figlio, oggi non esisterebbero i Serafini di Bleggio.

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Più recentemente, durante la stesura di un libro sulla storia dei Benassuti, ho scoperto che diversi storici precedenti avevano fatto supposizioni errate, che credo di aver affrontato e corretto.

C'è qualche argomento che ti appassiona particolarmente nella tua ricerca? Per prima cosa, sono affascinata dalle origini e dalla diffusione dei cognomi trentini. Mi piace tracciarli fino alle loro radici e vedere come si sono diffusi e modificati nel tempo. Molti autori che ammiro si concentrano solo sulle origini linguistiche di un cognome o si occupano solo delle famiglie nobili. Io preferisco ricostruire un cognome fino alle sue origini medievali e poi costruire la genealogia in avanti, osservando come le famiglie vivevano, si espandevano o si estinguevano. Da anni sto scrivendo una guida sui cognomi trentini e anche storie estese di cognomi che pubblico sul mio blog e come eBook. Puoi vedere l'elenco di quelli che ho già terminato sulla mia home page su trentinogenealogy.com, ma ce ne sono molti altri ancora "in lavorazione". Altri argomenti che mi affascinano sono il periodo medievale in Trentino, l'epoca del Concilio di Trento e le pestilenze ed epidemie e il loro impatto sulle generazioni future. Infine, sono affascinata da ciò che è "inspiegabile" e misterioso. Attualmente sto lavorando a un grande progetto su un libro che esamina i miracoli della croce taumaturgica di legno di Santa Croce del Bleggio, riportati da circa 150 persone negli anni '20 del 1600. I testi di queste testimonianze oculari sono stati trascritti da altri autori, ma io sto andando oltre. Sto analizzando la genealogia e la vita di molte delle persone che hanno fatto le testimonianze, e ho categorizzato i miracoli per esaminarli come fenomeni sociali differenti, nel contesto ambientale e sociale dell'epoca. Analizzo anche leggende, tradizioni sociali e occasionali fraintendimenti tramandati nei secoli. È un libro che ho iniziato circa 8 anni fa, ma solo ora so come voglio presentarlo.

C'è qualche curiosità particolare sulle valli del Noce? È curioso, ma non avevo un interesse particolare per queste valli fino a quando non ho iniziato a fare genealogia a livello professionale. Circa il 90% dei miei clienti discende da famiglie delle valli del Noce, specialmente dalla Val di Non. Senza esagerare, ho creato letteralmente centinaia di alberi genealogici centrati su parrocchie come Revò, Brez, Sarnonico, Fondo, Sanzeno, Dambel, Cloz, ecc. Il mio interesse per queste valli è nato grazie al privilegio di lavorare su questi alberi genealogici e "incontrare" questi antenati. Ad esempio, ho un legame affettivo con il villaggio di Cavareno, che ho visitato alcuni anni fa, perché molti dei miei clienti hanno antenati Zini e Borzaga. Finora non ho scoperto alcun legame personale con Cavareno, ma è come se ce l'avessi.

La genealogia si basa solo su documenti o anche su qualcos'altro? È principalmente basata sui documenti. I registri parrocchiali (nascite, matrimoni, morti) rappresentano la principale fonte di informazioni per fare genealogia, e fortunatamente per noi, i registri parrocchiali trentini sono stati tutti digitalizzati. Molti risalgono ai primi anni del 1600 e alcuni addirittura alla metà del 1500. Oltre ai registri parrocchiali, a volte utilizzo censimenti fiscali, carte di regola e pergamene notarili, specialmente per le persone nate prima dell’inizio dei registri parrocchiali. Inoltre, ho una vasta biblioteca con oltre 600 libri di storia del Trentino tutti in italiano. Oltre ai documenti, c’è anche il DNA, ma onestamente non è un aspetto su cui mi concentro molto. Recentemente, però, ho avuto un cliente il cui cognome trentino non corrispondeva alle informazioni che conoscevamo sul nonno emigrato negli Stati Uniti. Ho ipotizzato che il nonno potesse aver cambiato cognome dopo l'emigrazione e ho suggerito quale potesse essere il cognome originale. Per dimostrare la mia teoria, abbiamo fatto un test Y-DNA (che riguarda solo i maschi) e confrontato il risultato con quello di una persona con il cognome che avevo indicato. Il test ha confermato una parentela stretta, di circa 4 generazioni. Ho poi trovato una connessione documentale tra le due persone, confermando il legame suggerito dal DNA.

Quanto sono interessati i discendenti degli emigranti trentini a riscoprire le loro origini? Moltissimo! Almeno secondo la mia esperienza. Molti di noi, specialmente quelli cresciuti con genitori o nonni che parlavano il dialetto, sentono di aver perso un legame vitale con le proprie radici diventando parte della società non trentina. Quando ci ricolleghiamo ai nostri antenati, non lo sentiamo solo nella mente e nel cuore, ma lo percepiamo visceralmente, nel corpo. È un risveglio tangibile, emotivo e importante per il senso di identità e completezza.



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