mar 18 feb 2025 09:02 • Dalla redazione
Con un +8% raggiunge record di sempre
TRENTO. L’export agroalimentare cresce in controtendenza e nel 2024 fa segnare il record di sempre, con un aumento dell’8% in valore rispetto al 2023, a fronte della lieve flessione generale (-0,4%).
E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti diffusa in occasione dei dati Istat sul commercio estero nel periodo gennaio-dicembre, con la bilancia commerciale che per il cibo tricolore fa segnare un surplus di oltre un miliardo. Le esportazioni agroalimentari hanno chiuso l’anno a quota 69,1 miliardi, con la bilancia commerciale che è tornata con il prodotto più esportato che è risultato il vino davanti all’ortofrutta trasformata, i formaggi, la pasta gli altri derivati dai cereali, frutta e verdura fresche, salumi e olio d’oliva.
"Un primato messo a rischio – denuncia il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi - dalla follia tutta ideologica della Commissione Ue di voler mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie".
La Germania resta il principale sbocco dei prodotti agroalimentari italiani,
con 10,6 miliardi (+6%), mentre gli Usa sono il primo mercato extra Ue per un
valore di 7,8 miliardi, in crescita del 17% rispetto all’anno precedente.
Seguono Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna.
"Il successo dell’export agroalimentare è il frutto del lavoro di una
filiera Made in Italy che dal campo alla tavola vede impegnati a livello
nazionale– sottolinea Barbacovi – ben 4 milioni di lavoratori in 740mila
aziende agricole e 70mila industrie alimentari. Un patrimonio dell’economia
nazionale che ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di
portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel
2030".
Per fare ciò occorre però colmare i ritardi infrastrutturali dell’Italia, che,
secondo l’analisi del Centro Studi Divulga, costano circa 9 miliardi di euro di
mancate esportazioni per l’agroalimentare nazionale. Allo stesso tempo, però,
serve fermare il fenomeno della contraffazione internazionale, a partire dagli
accordi commerciali stipulati dall’Unione Europea, dove è urgente applicare il
principio di reciprocità. Secondo un’analisi Coldiretti/Filiera Italia il falso
Made in Italy agroalimentare nel mondo è arrivato a valere oggi 120 miliardi di
euro.