TRENTO. La Giunta provinciale prosegue nell’attuazione delle misure per rafforzare la coesione territoriale e rispondere all’emergenza abitativa sul territorio. Accanto alle iniziative avviate e ai macro interventi per l’housing sociale come Ri-Urb e Ri-Val, l’esecutivo ha avviato il percorso per un’azione mirata e sperimentale nei Comuni particolarmente esposti al fenomeno dello spopolamento. Si parla infatti di contributi a fondo perduto, dal 35% al 40%, per sostenere le spese di chi acquista e ristruttura un immobile, per usarlo come abitazione oppure affittarlo a canone moderato a persone che spostano la loro residenza, nei 33 Comuni che negli ultimi 10 anni hanno perso abitanti. Questi i contenuti della delibera pre-adottata dall’esecutivo e illustrata oggi dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, un documento che seguirà ora i passaggi istituzionali previsti prima dell’ok definitivo.
L’esecutivo provinciale, come ha precisato il presidente Fugatti, ha deciso di accelerare l’attuazione di un intervento di coesione territoriale che punta a costruire comunità e che si inserisce nella risposta complessiva sulla questione abitativa. Un tema prioritario per la Giunta che è consapevole di quanto sia sentito su tutto il territorio, dalle comunità locali, dalle amministrazioni, dalle categorie economiche e dai lavoratori che devono poter ottenere alloggi a prezzi accessibili.
Si tratta di una misura
orientata a creare una rete comunitaria identitaria in contesti a forte
spopolamento, che arriva a compimento in queste settimane ma è scaturita fin
dagli Stati Generali della Montagna.
Il punto di partenza, ha aggiunto il presidente, è stata l’analisi statistica
per individuare i Comuni che in Trentino, negli ultimi 10 anni, hanno visto
diminuire i propri abitanti. Sono quindi emersi 33 territori con il segno meno,
che hanno subito un calo dei residenti. Aree in cui ci sono immobili anche
abbandonati e ampie possibilità per il recupero edilizio. Per questo la Giunta
ha preadottato il provvedimento che prevede un contributo a fondo perduto per
chi acquista un immobile, lo sistema e si impegna a viverci per almeno 10 anni,
oppure ad affittarlo a canone moderato. Si tratta come ha sottolineato il
presidente di un’azione sperimentale, che potrà essere oggetto di successivi
aggiustamenti, mai attuata prima, che ora viene portata all’attenzione in un
percorso di approvazione in cui potranno essere raccolti eventuali pareri e
suggerimenti. Un’iniziativa che rappresenta un’opportunità per le persone e le
comunità e che va nella direzione di rafforzare la coesione sociale sul
territorio trentino.
Come illustrato dal dirigente generale del Dipartimento urbanistica, energia, catasto, tavolare e coesione territoriale, Giovanni Gardelli, due sono gli indicatori per assegnare i contributi, ovvero l’indice di decremento demografico dei comuni più un indicatore composito di turisticità che scaturisce dal rapporto tra presenze turistiche e popolazione residente e dal rapporto fra le presenze turistiche e la media delle presenze turistiche in provincia.
I beneficiari sono persone fisiche che hanno o intendono acquisire un diritto
di proprietà o di godimento su un immobile ed è consentito richiedere i
contributi fino a un massimo di 3 unità, questo per dare unitarietà
all’intervento di ristrutturazione, ad esempio per le facciate degli edifici. I
soggetti beneficiari devono portare la propria residenza o locare a canone
moderato a soggetti che portano la residenza all’interno del comune per dieci
anni. La spesa ammessa arriva al 40% nei centri storici e al 35% al di fuori di
essi. Il soggetto beneficiario non deve essere residente nel territorio dove si
trova l’unità immobiliare, a meno che non abbia compiuto il 45esimo anno di
età. C’è anche un piccolo contributo per l’acquisto, fino a un massimo
20.000 euro, mentre per la ristrutturazione si arriva a un massimo di 80.000
euro, ovvero il 40% sul massimo della spesa ammessa che è di 200.000
euro.
