PREDAIA. L’idea che la prossima amministrazione di Predaia possa intraprendere un percorso di divisione del comune in due parti scatena il dibattito e la reazione degli ex amministratori, i primi di Predaia all’indomani della fusione del 2015, la giunta del sindaco Paolo Forno e degli assessori Lorenzo Rizzardi, Elisa Chini, Maria Iachelini, Luca Chini, Mirco Casari. Una critica è anche per il sindaco di Sfruz, Andrea Biasi, per il fatto di essersi "intromesso", ovvero aver detto la propria opinione, da soggetto peraltro coinvolto in questa specie di Risiko di frontiera, sullo stesso argomento (leggi qui). Punti sui quali ex sindaco ed ex assessori intervengono con un lungo post su Facebook:
Noi, ex amministratori e componenti della prima giunta del Comune unico di Predaia, sentiamo il dovere di esprimere profonde perplessità e critiche in merito alle recenti dichiarazioni e al programma elettorale della sindaca Giuliana Cova. Riteniamo che le posizioni espresse non solo minino il progetto di fusione, fortemente voluto dai cittadini, ma rappresentino anche un passo indietro rispetto al senso di comunità che nei primi cinque anni si era costruito con fatica e dedizione.
1. Un programma che divide i cittadini
Non si è mai visto un sindaco candidarsi per amministrare un Comune e, al contempo, proporre nel proprio programma elettorale una soluzione che di fatto scarica metà dei cittadini, indirizzandoli verso un percorso diverso. Questo approccio appare come una contraddizione in termini: chi si candida a guidare un Comune unico dovrebbe lavorare per unire, non per dividere, e non per suggerire soluzioni che sembrano anticipare una frammentazione.
2. Un’ipotesi di “distruzione” del progetto di fusione
Come può una sindaca, per di più unica candidata, arrogarsi il diritto di paventare la distruzione di un progetto di fusione che ha rappresentato un passo storico per il nostro territorio? La fusione di Taio, Coredo, Smarano, Tres e Vervò non è un esperimento da accantonare alla prima difficoltà, ma un progetto lungimirante che merita di essere difeso e migliorato, non messo in discussione da chi dovrebbe rappresentarne il principale baluardo.
3. Le responsabilità dell’amministrazione, non della fusione
Si tende a imputare alla fusione i problemi emersi
negli ultimi anni, senza però porsi il dubbio che tali difficoltà possano
derivare dalla gestione amministrativa degli ultimi cinque anni.
Nei primi
cinque anni dalla fusione, si era creato un forte senso di comunità: non
c’erano spinte disgreganti, e i cittadini si sentivano parte di un progetto
condiviso. Questo spirito è svanito negli anni successivi. È davvero colpa
della fusione, o piuttosto di chi ha amministrato in questo secondo
quinquennio, non riuscendo a consolidare quanto di buono era stato fatto? 4. Un progetto voluto dai cittadini Non possiamo dimenticare che la fusione è stata un
progetto fortemente voluto dai cittadini, approvato con oltre il 90% dei
consensi. Ignorare questa volontà popolare significa non solo tradire la
fiducia di chi ha creduto nel Comune unico, ma anche sminuire il valore di un
percorso democratico che ha coinvolto l’intera comunità. 5. Dieci anni sono pochi per un progetto complesso Dieci anni sono un lasso di tempo troppo breve per
valutare un progetto complesso come la fusione di cinque Comuni, con tutte le
difficoltà prevedibili che un’operazione di questa portata comporta. Tali
difficoltà, però, non vanno usate come scusa per abbandonare il progetto, bensì
affrontate e gestite con competenza e determinazione dall’amministrazione.
Scappare dai problemi non è una soluzione, ma un’ammissione di incapacità. 6. L’impegno di decine di consiglieri e l’eredità
dell’ex sindaco di Taio Questo progetto è nato grazie all’impegno di decine di
consiglieri degli ex cinque Comuni, trainati dall’ex sindaco di Taio, che,
ironia della sorte, è il fratello dell’attuale sindaca. Dimenticare o mettere
in discussione questo lavoro significa non solo mancare di rispetto a chi ha
dedicato anni a costruire Predaia, ma anche ignorare l’eredità di chi ha
creduto in un futuro condiviso per il nostro territorio. 7. Le strade alternative devono partire dal basso Eventuali strade alternative alla fusione devono
nascere dal basso, dalla volontà dei cittadini, e non essere anche soltanto
suggerite dall’amministrazione. La proposta di valutare il gradimento del
Comune unico, come indicato nel programma della candidata sindaco Cova, appare
sospetta: sembra più una trovata elettorale per intercettare un ipotetico
scontento, nel timore di non raggiungere il quorum alle prossime elezioni,
piuttosto che un reale interesse per il bene della comunità. Un’amministrazione
dovrebbe guidare con visione e coraggio, non cavalcare presunte insoddisfazioni
per scopi elettorali. E dovrebbe essere richiesto a cittadini che hanno scelto
di dar vita a Predaia con entusiasmo e dedizione, di offrire un contributo per
rilanciare il progetto, anziché per abbandonarlo o frammentarlo sulla base di
quelle che paiono strategie elettorali di corto respiro.
8. Mancanza di rispetto per cittadini e dipendenti Parlare di inefficienze organizzative, come fatto nel
programma, rappresenta una mancanza di rispetto sia verso i cittadini, che
hanno diritto a un’amministrazione capace di affrontare le sfide, sia verso i
dipendenti del Comune, che lavorano quotidianamente per il bene della comunità.
Questo atteggiamento sembra voler mascherare un fallimento politico e
amministrativo dell’attuale gestione, attribuendo le colpe a un progetto
lungimirante come la fusione, invece di assumersi le proprie responsabilità. 9. Servono amministratori che credano nel progetto Piuttosto che cambiare il sistema amministrativo,
sarebbe più utile trovare amministratori che credano davvero nel progetto di
Predaia e lavorino per rilanciarlo. La priorità, però, sembra essere il
raggiungimento del quorum elettorale, e in questo contesto “tutto fa brodo”,
anche a costo di mettere in discussione un progetto che ha un valore strategico
per il futuro del territorio. 10. L’intervento inopportuno del sindaco di Sfruz Infine, non possiamo non stigmatizzare l’intervento
del sindaco di Sfruz, Andrea Biasi, che in modo poco elegante si intromette
nelle faccende di un altro Comune, dando per assodata una riorganizzazione
amministrativa di Predaia. Questo atteggiamento non solo manca di rispetto
istituzionale, ma contribuisce a creare confusione e divisioni in un momento in
cui servirebbe unità, peraltro arriva da chi, a suo tempo, aveva chiesto di
entrare nel Comune di Predaia. Intervento crediamo poco gradito soprattutto dai
cittadini di Coredo, Smarano e Tavon, fortemente indiziate, a questo punto, per
diventare future frazioni di Sfruz. 11. Conclusioni Come ex amministratori, chiediamo che il progetto di
fusione venga difeso e rilanciato con convinzione, coinvolgendo i cittadini in
un dialogo costruttivo ma senza mettere in discussione le fondamenta di un
percorso che ha richiesto anni di lavoro e sacrifici. Invitiamo la sindaca Cova
a riconsiderare le sue posizioni e a lavorare per rafforzare il senso di
comunità, anziché alimentare divisioni che rischiano di compromettere il futuro
di Predaia. Il nostro appello è per un’amministrazione che creda nel progetto e
che lo porti avanti con la stessa passione e determinazione che hanno animato
noi e i cittadini dieci anni fa.
