dom 13 apr 2025 19:04 • By: Lorena Stablum
Il ricordo di una donna che si è spesa per la tutela e la valorizzazione dei nostri tesori culturali
Conobbi Giovanna degli Avancini nel 2015. Al Palazzo Torraccia di Terzolas, da presidente della delegazione di Trento, costituì quello che allora era il Gruppo FAI Val di Sole e mi fece l’onore di indicarmi come capogruppo. Tra noi, nonostante la differenza d’età, nacque, dapprima, una simpatia e, poi, una profonda amicizia. C’intendevamo su diverse cose. Ci univa la missione che il Fondo per l’Ambiente Italiano ci aveva assegnato, condividevamo l’amore per la bellezza, l’impegno per la tutela del nostro patrimonio storico artistico. M’incantava la sua vasta cultura: era piacevole starla ad ascoltare mentre parlava di storia dell’arte, di affreschi medievali, di scuole pittoriche, degli anni pionieristici del FAI in Trentino, delle iniziative e delle battaglie portate avanti per proteggere i tesori culturali che rendono speciale la nostra terra.
Il suo era un FAI impegnato, che non si tirava indietro sulle questioni ambientali e di tutela paesaggistica: davanti a progetti di riqualificazione, di realizzazione di nuove costruzioni, analizzava, studiava e arrivava a un punto. E, se quel progetto non era ritenuto adeguato perché avrebbe compromesso anche solo un pezzo importante della nostra storia, agiva. Quante volte rivendicava con orgoglio di aver salvato, insieme ad altre associazioni ambientaliste, il complesso carcerario di via Pilati a Trento dalla demolizione. E di quella volta che aveva scritto a Renzo Piano, impegnato nella progettazione del nuovo Museo di Scienze Naturali, per chiedere attenzione e rispetto per il palazzo delle Albere. Quanto rammarico c’era nella sua voce quando, invece, ricordava come era andata a finire in piazza Mostra, con il progetto di riqualificazione degli spazi antistanti al castello del Buonconsiglio. Anche se, poi, qualcosa s'era riusciti a mitigare. Nel 2019, fu lei a dirmi “dobbiamo fare qualcosa per il Palazzo delle Albere e far capire che il planetario del MUSE non va collocato in quell’area”. Ne nacque una lunga e interessante intervista in cui argomentava con precisione e meticolosità le motivazioni che consigliavano un’altra scelta. Seguì un altrettanto lungo e approfondito dibattito che di fatto fermò l’opera.
Era una donna generosa, energica, tanto vivace che avresti detto che avrebbe potuto fare e ottenere qualsiasi cosa. Apprezzavo la sua schiettezza, spesso ironica, che le faceva dire sempre quello che pensava. Quante cose belle abbiamo promosso in Val di Sole con il suo sostegno e i suoi preziosi consigli. Ricordo quando il gruppo FAI della Val di Sole decise di impegnarsi per la Casa degli Affreschi di Ossana e ci suggerì di partecipare ai Luoghi del Cuore del FAI. Quanta soddisfazione le si leggeva sul volto per gli importanti risultati che il nostro sparuto gruppo di volontari era riuscito a ottenere. Veniva sempre volentieri in Val di Sole, alle nostre Giornate FAI: motivava i volontari, spiegava dove si poteva far meglio e si complimentava quando le cose andavano bene. Era con noi anche nell’ultima Giornata FAI d’Autunno, promossa dal Gruppo FAI Val di Sole e Val di Non a Monclassico lungo il percorso delle meridiane artistiche, regalandoci la sua preziosa presenza.
Credeva moltissimo, tanto da ripeterlo ogni volta che poteva, nello slogan del FAI: “Diamo un futuro al nostro passato”. E sapeva bene che solo la conoscenza poteva dare concretezza a queste parole. Ecco perché ai suoi volontari chiedeva sempre il massimo impegno.
Giovanna ha lasciato certamente un segno indelebile nei cuori di tutti noi. Il suo impegno, la sua dedizione e l’amore cultura continueranno a essere un esempio per tutti. Per me, sarà sempre un’amica a cui guarderò quando avrò bisogno di un consiglio o di un’ispirazione. Fa' buon viaggio, Giovanna.