TRENTO. “In un tempo in cui i venti di guerra tornano a soffiare in Europa e nel mondo, risuonano per me ancora più forti gli appelli di Papa Francesco per la pace e l’amicizia tra i popoli” Sono le parole del presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini in occasione della Festa della Liberazione che si celebra oggi.
“Sono giorni di lutto per la
scomparsa del Pontefice” continua Soini, evidenziando “una coincidenza di
eventi che ci dà la possibilità di arricchire di un messaggio profondo e quanto
mai attuale il ricordo del 25 aprile, festa della Liberazione, e delle vicende
che segnarono profondamente anche il nostro Trentino”. “Il 25 aprile – aggiunge
- è stato scelto, nel 1946, come data simbolica per commemorare l’insurrezione
proclamata dal Comitato nazionale di liberazione Alta Italia. Ma in Trentino,
quel giorno non segnò ancora la fine della guerra. Mentre a Milano sfilavano le
formazioni partigiane e i carri armati alleati, la nostra provincia era ancora
nella morsa della ritirata tedesca.
Una morsa che dalle ultime giornate di
aprile al 6 maggio stritolò 120 vite. Hitler e Mussolini erano morti, ma per la
nostra gente la coda della guerra fu terribile. Si aprì un periodo tragico che
si concluse con le stragi naziste di Ziano, il 2 – 3 maggio del 1945, e di
Stramentizzo il 3 – 4 maggio. Le ultime due rappresaglie delle SS in Italia che
costarono la vita a 45 persone. A Torbole dal 29 aprile al 2 maggio tedeschi e
americani si scontrarono nella cosiddetta Battaglia delle gallerie, una delle
ultime combattute in Italia e che provocò perdite pesanti da entrambe le parti.
Nelle stesse giornate a Riva del Garda i partigiani della Garibaldi attaccarono
i tedeschi per facilitare l’avanzata delle truppe americane, una battaglia che
costò la vita a otto patrioti. La ritirata della Wehrmacht e delle SS lungo le
nostre valli fu funestata da una lunga scia di uccisioni di civili, anche di
sacerdoti, o soldati che si rifiutavano di sparare a innocenti.
È in questo
contesto che si colloca la vicenda emblematica di don Domenico Mercante e
Leonardo Dallasega, uccisi ad Ala il 27 aprile 1945. Commentando proprio questa
particolare e tragica vicenda, Papa Francesco ci aiuta però a ritrovarne il
senso profondo: “La violenza e la morte vengono sconfitte dall’amore e dal dono
di sé. La pace è artigianale: non la costruiscono solo i potenti con le
loro scelte e i loro trattati internazionali, che restano scelte politiche
quanto mai importanti e urgenti. La pace la costruiamo noi, nelle nostre case,
in famiglia, tra vicini di casa, nei luoghi dove lavoriamo, nei quartieri dove
abitiamo. Per questo, oggi che ricordiamo gli ottant’anni dal 25 aprile 1945 e
la fine della Seconda guerra mondiale il 2 maggio, voglio dedicare un pensiero
commosso a questi civili e soldati sfortunati che morirono all’alba della pace.
Il loro sacrificio è stato l’inizio di una storia nuova”.
