C"è un po" di confusione nella Chiesa cattolica. Riguarda
persino chi sia il vero Papa. C"è infatti chi sostiene che Benedetto XVI non si sarebbe dimesso e dunque il conclave che ha
eletto Francesco è illegittimo. Ma,
a ben guardare, una certa confusione esiste fin dal Concilio Vaticano II, che ha voluto dare alla Chiesa la capacità di
incontrarsi e dialogare con il mondo moderno. I vescovi allora avevano
introdotto alcuni cambiamenti importanti sia nella pastorale che nella liturgia.
Ne è nata subito o quasi subito una discussione
e anche uno scontro tra coloro che hanno accolto con entusiasmo i documenti
conciliari e chi, appellandosi alla tradizione, li hanno rifiutati. Marcel Lefebvre ne è l"esempio più
chiaro e più inquietante. Paolo VI è
stato un papa grande e prudente; ha saputo indicare strade e incoraggiare. Era
poco comunicativo, ma sapeva bene che non si può tornare indietro. Carlo Maria Martini, l"indimenticato
vescovo di Milano, disse che «Lui ha voluto essere veramente l"uomo
dell"ascolto». Con tutti i dubbi dell"uomo moderno, Paolo VI ha saputo
tracciare una strada su cui i credenti hanno la possibilità di testimoniare con
convinzione la Parola del Vangelo.
La
liturgia era diventata, finalmente, accessibile e comprensibile a tutti, non qualcosa
che riguardava solo i preti e pochi addetti. Il cambio più evidente è stato il
passare dalla lingua latina alle lingue dei popoli. E anche il dare valore
all"assemblea, a chi partecipava, anzi a chi celebrava insieme, che poteva
comprendere le preghiere e pregare insieme a chi presiedeva. Poi sono stati
nominati al soglio di Pietro Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI, che hanno mostrato una maggior comprensione per
la precedente abitudine rituale della messa. E hanno permesso che ciascun prete
potesse celebrare, se lo riteneva opportuno, in latino. Comprensione tradita.
Perché a celebrare nella vecchia maniera erano preti e fedeli con tendenze scismatiche, sempre pronti a denunciare
il Concilio Vaticano II. Francesco riporta un po" d"ordine e di fatto abolisce
questa possibilità con il motu proprio «Traditionis custodes» (custodi della
tradizione). In altri termini, come esplicitamente riconosce la Lettera del
papa Francesco «ai Vescovi di tutto il mondo», non solo il movimento scismatico
«guidato da monsignor Lefebvre», ma anche «molti dentro la Chiesa» che hanno
attivamente strumentalizzato la concessione in un senso opposto a quello della
comunione ecclesiale. «Come se si potesse utilizzare il Messale precedente per
'sconfessare' la fede espressa nel Messale attualmente vigente.
E come se fosse
lecito, per questa via, e addirittura in nome di una «vera Chiesa», coltivare
il dubbio di una «deviazione» del Concilio, del Papa e, in ultima analisi,
«dello stesso Spirito che guida la Chiesa». Questa deriva concede agli spiriti
maligni della corruzione della fede cattolica e della divisione della comunione
ecclesiale un"ospitalità che non può essere tollerata» (P. Sequeri, Avvenire 17
luglio 2021). Può sembrare una questione di poco conto, ma per i cristiani la liturgia ha un"importanza fondamentale: a
nessuno è permesso di scegliersi la propria liturgia, perché potrebbe oltre
tutto far pensare che ci possa essere una Chiesa dove ciascuno è autorizzato a
scegliersi il suo Papa, il suo rito, il suo catechismo. E perché no? Anche il
suo Cristo, come già succedeva ai tempi dell"apostolo Paolo (1 Cor 1, 12-13). Lo Spirito guida la sua Chiesa con le
formulazioni e con tutto ciò che è più adatto ai tempi. Continuiamo a essere in
ritardo, mi pare, su molte questioni
nel rapporto Chiesa "“ mondo oltre che sulla liturgia, e siamo costretti ad
attardarci sulle passioni tristi che
vorrebbero dividere il Corpo del Signore.
Attualità
Il valore della liturgia
Nella Chiesa c'è confusione, ritardi, oltre alla tristezza di chi vorrebbe dividerne il corpo
