Anche se ormai spopolano bomboniere di tutti
i tipi, dalle solidali alle fatte in casa, dalle riutilizzabili alle
ecologiche, in alcuni paesi della Val di Non vi è ancora l"usanza, da parte dei
novelli sposi, di portare ai parenti i brezdièi
da le noze come segno di matrimonio. Il brezdèl (detto
anche bracedèl in Val di Sole) è una ciambella di pane dolce ricoperta
di zucchero, da non confondere con i prétzel o brétzel tedeschi, con i quali, tuttavia, è etimologicamente
collegato.
Sembra, infatti, che entrambi questi prodotti da forno derivino il loro nome dal latino brachium, braccio, o dal suo diminutivo bracellum.
Le spiegazioni che li ricollegano a questa
parte del corpo sono varie. Si dice che i brézel tedeschi, con la loro
caratteristica forma intrecciata, rappresentino le braccia dei monaci raccolti
in preghiera e che venissero prodotti nei conventi principalmente nel periodo
di Quaresima, utilizzando solo ingredienti poveri, come farina, lievito e acqua
e nessun componente di origine animale, come uova o strutto.
In Germania hanno
talvolta il nome di Fastenbretzel (da "Fasten" = periodo di digiuno;
Quaresima). Di altra natura sono, invece, i brezdièi, preparati sempre
con ingredienti semplici, ma arricchiti con zucchero e dalla caratteristica
forma a ciambella che, si dice, fosse adatta da trasportare sul braccio, a mo"
di bracciale. Esiste, infatti, anche in Emilia-Romagna il bracciatello
o brazzedello, prodotto da forno di origine medievale dalla
caratteristica forma a ciambella, che per secoli è stato venduto durante le
fiere di paese da ambulanti che tenevano una lunga serie di
queste ciambelle inanellate in grossi bastoni
o infilate nel braccio. Come i brézel, anche i brazzedelli erano
inizialmente molto rustici e poveri e si sono modificati nel tempo, con
l"aggiunta di ingredienti dolci o salati. Due caratteristiche che accomunano
questi prodotti da forno e che li distinguono dal nostro brezdèl da le noze sono:
il tipo di cottura, realizzata prima in acqua bollente e poi in forno, e il fatto
di essere tipici del periodo pasquale e quaresimale. Una caratteristica,
invece, che accomuna il bracciatello romagnolo al nostro brezdèl e
quella di essere considerato dono da fare in occasioni speciali, come ad
esempio una nascita, un Battesimo o una Prima Comunione.
Ma
non sono solo questi i prodotti dolci o salati a forma di ciambella che in
Italia riconducono il loro nome al latino "braccio": abbiamo anche il brasadelo
vicentino e il bracciatello di Santa Lucia a Pesaro, leggermente
diversi negli ingredienti e nella dimensione, ma riconducibili allo stesso
etimo. Un"ultima
interessante curiosità sui nostri brezdièi ce la comunica Enrico Quaresima, il quale scrive nel
suo dizionario: "Nella Val di Non alta di brezdièi ce n"è di due specie:
quelli da le noze e quelli da la Caresma. I primi corrispondono
ai brazzedèi delle altre zone delle due valli (Non e Sole), i secondi,
invece, sono un dolce raffinato, in forma di 8, ed è una copia del prétzel
dei tedeschi dell"Alto Adige." Io
purtroppo non ho mai visto qui da noi questi brezdièi da la Caresma; e
voi?
