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Le Asuc sotto attacco?

mer 15 lug 2020 14:07 • By: Piergiorgio Canella

Una riflessione di Piergiorgio Canella, presidente dell’comitato dell’Amministrazione Separata Uso Civico di Cogolo

Asuc, Amministrazione Separata Uso Civico, molto probabilmente la maggior parte dei trentini non sa nemmeno di cosa si tratti, soprattutto chi vive in città o nei grandi centri. Queste istituzioni sono quello che rimane delle Carte di Regola, le antiche forme di autogoverno da cui deriva la nostra Autonomia. Per capire la loro importanza bisogna fare un tuffo nel passato. Dal 1000 d.c., gran parte del Trentino era governato dal Principe Vescovo di Trento, il quale deteneva il potere spirituale e temporale: egli era quindi il padrone di gran parte dei terreni. Il Vescovo concedeva l'uso di questi terreni (pascoli e boschi) agli abitanti dei vari paesi, i quali, a loro volta, dovevano gestirli secondo delle regole precise, le cosiddette Carte di Regola. Questi documenti, scritti su pergamene, erano vistati dal Principe Vescovo e contenevano le disposizioni di utilizzo dei boschi, dei pascoli, delle acque, delle strade. Inoltre essi stabilivano le modalità e i tempi per le elezioni volte alla nomina degli uomini della regola e del capo, i quali, una volta eletti, non potevano rifiutare l'incarico. Le «elezioni» avvenivano sempre in un giorno e luogo prestabilito, in cui i capi famiglia si radunavano. Gli uomini della regola rimanevano in carica un anno e tra di loro venivano scelti il capo e il Saltaro. La medesima persona poteva essere rinominata capo solamente dopo un intervallo di tempo dalla durata minima di dieci anni.

Il Saltaro, l'unico a cui era riconosciuta una ricompensa, aveva il compito di fare osservare le regole e aveva il potere di applicare le sanzioni ai trasgressori. Anche il suo incarico era annuale. Con questo sistema venivano responsabilizzati tutti i capi famiglia, non come ai giorni nostri dove tutti sono capaci a criticare ma ben pochi sanno amministrare.

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La Regola, oltre che vigilare sul rispetto delle disposizioni di utilizzo dei beni, aveva anche il compito di risolvere le controversie tra famiglie e a rappresentare il paese nei contrasti con i paesi confinanti. Le diatribe tra i vari paesi sui confini venivano risolte dai giudici nominati dal Vescovo, così come per i fatti gravi di sangue. L'arrivo di Napoleone determinò la fine del Principato Vescovile, le antiche carte di regola vennero sostituite da leggi nazionali. La situazione non cambiò con l'annessione all'Impero Austroungarico, durante il quale vennero imposte le leggi dell'Impero.

Con l'istituzione del Catasto e del Libro Fondiario, le terre che erano state date in concessione dal Principe Vescovo diventarono di proprietà degli abitanti dei vari paesi, diventando così delle proprietà collettive. Con l'annessione allo Stato italiano, a seguito della Prima Guerra Mondiale, venne imposto su queste terre il vincolo di diritto di uso civico. Nel Ventennio queste proprietà collettive non erano ben viste, tant'è vero che fu stato istituito il Commissario degli usi civici per la loro alienazione. Negli anni '50 una Legge regionale istituì le Amministrazioni Separate Uso Civico, la cui mansione era l'amministrazione dei beni collettivi (boschi pascoli). Codeste Amministrazioni nacquero soprattutto in quei comuni dove ci furono degli accorpamenti di più paesi. Oggigiorno i terreni di uso civico vengono gestiti da un Comitato composto da 3 o 5 membri, eletti dai capi famiglia o dai maggiorenni di ogni frazione a seconda dei singoli statuti, e resta in carica per 5 anni. In gran parte dei casi i membri del Comitato non percepiscono nessun indennizzo, sono persone legate al loro territorio e svolgono l'incarico come volontari.

Le principali entrate delle Asuc provengono dalla vendita del legname. Dopo la tempesta Vaia e la pandemia di quest'anno c'è stato un crollo della richiesta e del valore del legname e ora queste Amministrazioni si trovano in forte difficoltà. Fanno fatica a reperire fondi per la copertura delle spese ordinarie, quali assicurazioni, spese di segreterie e del servizio di Custodia Forestale. In questo periodo in più occasioni, mi sono sentito dire da dirigenti provinciali, sindaci e segretari comunali che, vista la non sostenibilità economica, occorrerebbe eliminarle, descrivendole come dei «relitti medioevali». Io però non ne sono convinto: grazie al mio lavoro, infatti, ho potuto girare gran parte del Trentino Occidentale e vedere l'abisso tra i territori gestiti dalle Asuc rispetto a quelli gestiti dai Comuni. I Comuni investono le loro risorse nei paesi e nel fondovalle dimenticando l'importanza di gestire tutto il territorio (boschi, pascoli, strade forestali, malghe) e demandano la loro gestione a uffici tecnici che non hanno nessun attaccamento a questi beni. Le Asuc sono di fondamentale importanza, nelle piccole frazioni, le quai vengono messe da parte dagli amministratori Comunali, che spesso focalizzano le loro attenzioni sui centri maggiori. Le Asuc diventano l'anima del paese e soprattutto portano gli abitanti a responsabilizzarsi e a prendersi cura del proprio territorio. Si parla tanto di dissesto idrogeologico, questo problema in parte si risolve con corretta e costante manutenzione delle opere di regimazione delle acque presenti lungo le strade. Nelle piccole frazioni, spesso e volentieri, questa viene garantita da qualche pensionato che fa parte dei vari Comitati. Sono fermamente convinto che le Asuc, come tutte le proprietà collettive, sono sopravvissute a Napoleone e a Mussolini e riusciranno a resistere a superare anche questo difficile momento.



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