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Siamo solidali con la natura?

Da San Romedio a papa Francesco, il nostro rapporto con la dimensione naturale

Siamo solidali con la natura?

Il tempo delle ferie sta ormai volgendo al termine. Questa estate così diversa per tanti versi dalle altre, e così uguale nella voglia degli uomini di divertirsi, di trovare momenti di svago, se ne va lasciando che tornino a galla le preoccupazioni di sempre, aggravate dal COVID che resiste, da una comunicazione che a volte sembra impazzita.

Eppure il tempo del riposo è qualcosa a cui non si può rinunciare senza che si perda l"armonia del vivere e la sua bellezza. È un"esperienza unica riposare per esercitarsi a incontrare e comunicare con diverse realtà : paesaggi, animali, alberi e piante, pietre e rocce, montagne e colline, torrenti, di cui la nostra terra è ricca. Staccare dal solito tran tran, dal lavoro che affatica e talvolta stressa, per entrare in contatto, anzi in comunione con tutto quello che la terra ci regala, con i suoi «coinquilini», tutti coinvolti nel flusso straordinario della vita. Lasciare a casa almeno per un po" i telefonini, abbracciare gli alberi e lasciarsi carezzare dal vento, permettere allo sguardo di immergersi in paesaggi da perdifiato è senza dubbio un"esperienza rigenerante.

Il mondo inanimato è stato al centro di singolari esperienze anche nel passato. Nel quinto secolo, ad esempio, nel Medio-oriente alcuni monaci cristiani cercavano di vivere in unità profonda non solo con gli umani (nella vita comunitaria) ma anche con gli animali, fino a quelli selvatici. Ve ne furono alcuni, i «dendriti» che amavano abitare sugli alberi nelle foreste, quasi identificandosi con loro. Altri vivevano su una roccia o in una caverna: un modo per comunicare col mondo minerale. Manifestavano solidarietà con la natura e le loro preghiere erano voce prestata alle creature inanimate. La confidenza con animali selvatici fa parte di molte storie tramandateci dalla tradizione; si pensi a San Romedio, che cavalca l"orso o a San Francesco che a Gubbio converte il lupo e lo fa diventare amico degli abitanti di quel borgo.

Questi comportamenti estremi sono per noi incomprensibili o molto difficili da capire. Ma qualcosa di loro, magari inconsapevolmente, entra in noi e prende parte alle nostre esperienze, sia pure una minima parte.

Non piace anche a noi fermarci a guardare i ciottoli dei torrenti montani, lo scorrere quieto delle acque, il fragoroso precipitare di una cascata o lo sciabordio leggero delle onde? Tutto diventa compagno di vita. Sono momenti in cui è più facile accorgersi che le montagne vivono, che l"acqua vive di una vita diversa dalla nostra, ma necessaria e da difendere. «Non possiamo considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa. Siamo parte di essa e ne siamo compenetrati». (Papa Francesco: Laudato si", 139)

Quando riprenderà la vita di sempre col lavoro e le preoccupazioni potremmo ricordare la quiete trascorsa e non scordare quel fascino che si è reso parte indimenticabile di noi e dei nostri giorni di riposo.   

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