mer 31 gen 2024 09:01 • Dalla redazione
Vertice UE: il 1 febbraio a Bruxelles per lo stop alle terre incolte
BRUXELLES. Gli
agricoltori della Coldiretti scendono in piazza a Bruxelles contro le follie
dell’Unione Europea che minacciano l’agricoltura italiana, in occasione del
Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche la
premier Giorgia Meloni, dove la
Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue
sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola
comune (Pac). L’appuntamento “Non è l’Europa che vogliamo” è per giovedì
1° febbraio alle ore 9 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo,
dove assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e
allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare,
con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che
mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne. Un obiettivo che è il
risultato della lunga battaglia della Coldiretti insieme alle altre grandi
organizzazioni agricole europee a partire dalla francese Fnsea con la quale è
stato costruito un fronte comune. Nelle ultime settimane Coldiretti ha
intensificato gli incontri con altre realtà europee e con Ministri
dell’agricoltura di altri Stati membri. “Bene la proposta di deroga, che
avevamo già ottenuto per la crisi Ucraina, e ora è necessario sia cancellato
definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a
seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac). È una delle
eredità dell’era Timmermans, e come
diciamo da anni, è una scelta sbagliata. Non ha senso impedire agli
agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti
ad importare. Per questo non saremo a Verona per Fieragricola, avendo già i
primi incontri domani a Bruxelles” ha affermato il presidente della
Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare la protesta contro le follie dell’Unione
Europea. Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella
sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola
comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità
dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale. Anche per questo
– conclude Prandini – serve una decisa svolta nelle politiche Europee per
valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare
in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi
standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme
sul lavoro previsti nel mercato interno. La nostra battaglia in Europa
continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.