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Da Peio a Lussemburgo, con due stelle Michelin

lun 29 apr 2024 09:04 • By: Giulia Colangeli

La storia dello chef Antonio Pretti, a tavola con i grandi e la Val di Sole sempre nel cuore

LUSSEMBURGO. Originario del Comune di Peio, professionista da due stelle Michelin (ristorante Hiertz, il primo in assoluto ad aver ottenuto tale riconoscimento in Lussemburgo, dove vive dal 1958), lo chef Antonio Pretti ha sempre amato la cucina, tanto da entrare nella scuola alberghiera, lasciando Cogolo per Rovereto (dove svolse il suo primo tirocinio) e Pesaro. “Il nostro direttore – racconta - aveva viaggiato molto nel mondo e ci disse che se volevamo fare carriera dovevamo andare all’estero, e così ho fatto. Eravamo 120 allievi e in 119 siamo partiti, chi in Francia, chi in Germania, chi in Inghilterra. In 27 siamo andati in Lussemburgo”.

A Rovereto si era già fatto riconoscere per il fuoriclasse che sarebbe diventato: “La cuoca mi aveva preso in simpatia, mi prendeva sempre da parte un’ora in cucina e mi faceva vedere le ricette”, come un buon mentore fa con il proprio allievo.
Anche a Pesaro era già uno dei migliori, e su di lui ricadevano le responsabilità della cucina in assenza dello chef.

Imparare un mestiere qualsiasi non è necessariamente impresa ardua, ma apprendere i segreti di un’arte come la cucina richiede tempo ed esperienza con i migliori: Pretti girò la Francia, nei più rinomati ristoranti stellati, e passò per Pisa negli anni Ottanta, quando entrò a far parte dell’ORPI, l’Ordine Ristoratori Professionisti Italiani.

Per vent’anni è stato un membro attivo dell’organizzazione, creando una fitta rete di contatti in tutta Italia, promuovendo serate e manifestazioni che comprendevano sempre la presenza di cuochi stellati e alle quali venivano invitati i potenti.

“Ho imparato tanto da questi contatti, ci si racconta, si discute della cucina, dopotutto c’è sempre da imparare, ma nella vita ho anche avuto fortuna”, specifica Pretti, esprimendo solo parole d’affetto nei confronti della famiglia che lo ha accolto in Lussemburgo: “Sono stato preso da un marito e una moglie senza figli, come fossi un figlio”, e come un figlio ha ereditato l’attività dei predecessori.

Giunse la prima stella Michelin, e poi la seconda negli anni Settanta: si trattava di un avvenimento senza precedenti in Lussemburgo, un primato tutto italiano, che ha fatto accrescere in modo esponenziale la fama di Pretti e del suo ristorante.

“Quando il governo riceveva visite dall’estero erano sempre a pranzo da noi: Berlusconi è stato qui due volte, abbiamo servito il re del Belgio e la regina dell’Olanda, della Danimarca, l’imperatore del Giappone, tutte le più grande personalità, compresa la casa granducale del Lussemburgo, e sono stato a tavola un’ora e mezza con Gorbaciov”.

Ma tra gli incontri più significativi Pretti ricorda senza dubbio Aldo Moro: “C’erano giornalisti, fotografi, e ricordo che l’onorevole era nella macchina principale con il primo ministro del Lussemburgo che gli parlava all'orecchio. Poi Moro si è alzato, è venuto fino alla porta e mi ha detto “oggi ha fatto onore all’Italia”.

Una vita di successo e di qualità, dentro e fuori la cucina, ma senza mai dimenticare la terra natia e la natura, teatro della sua giovinezza: ora possiede alberi da frutto e si diletta nell’arte dell’apicoltura.

“La mia passione è la natura, sono nato in Val di Sole e il mio mestiere è difficile: quando avevo due ore libere mi svagavo all’aperto. Ora sono in Lussemburgo ma ho solo la cittadinanza italiana, perché il Trentino non si dimentica, le radici rimangono sempre”.

 



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