TRENTO. Il fiume Noce e l’utilizzo delle sue acque tornano al centro del dibattito provinciale. Nei giorni scorsi i consiglieri Carlo Daldoss, Christian Girardi e Vanessa Masè hanno presentato in Consiglio provinciale un ordine del giorno che punta a risolvere una questione annosa: la gestione dei deflussi dalle dighe di Careser e Pian Palù.
La proposta è arrivata a ridosso della manovra di bilancio provinciale 2026 e della Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza Provinciale. In un territorio che vanta il primato nazionale nell’uso di fonti rinnovabili la sfida è conciliare la produzione idroelettrica con le esigenze di chi vive quotidianamente il fiume.
Negli ultimi anni, scrivono infatti i consiglieri, contrariamente a quanto avvenuto in passato, i rilasci d’acqua sono stati programmati soprattutto di notte.
Una scelta che sembra rispondere a logiche di mercato e algoritmi energetici, capaci di ottimizzare la produzione idroelettrica in base alla domanda e ai prezzi dell’energia. Tuttavia, questa modalità penalizza le ore diurne, proprio quelle in cui rafting, kayak, pesca sportiva e attività ricreative dovrebbero animare il torrente. La conseguenza è una portata spesso insufficiente, con ricadute negative sulla sicurezza degli utenti, sulla qualità dell’offerta turistica e sulla percezione dei residenti, che vedono il loro fiume ridotto a un alveo incostante e poco fruibile.
Il Noce, fanno presente Daldoss, Girardi e Masè, non è soltanto un corso d’acqua: è un bene comune, parte integrante del patrimonio identitario oltre che ambientale e culturale della valle. Non a caso, segnalano ancora i consiglieri, negli ultimi mesi numerosi cittadini hanno manifestato preoccupazione per il cambiamento delle modalità di rilascio, percependo un impatto negativo dell’attività antropica sul torrente, soprattutto durante le ore diurne.
L’ordine del giorno chiede alla Giunta provinciale di farsi promotrice di un accordo tra concessionari idroelettrici, enti locali e attori del territorio. L’obiettivo è garantire rilasci diurni, soprattutto nel periodo estivo, e attivare una comunicazione chiara e stabile sui deflussi, rivolta a rafting center, associazioni di pescatori e cittadini. Una regia condivisa che, nelle intenzioni dei proponenti, potrebbe trasformare la presenza delle dighe da criticità a opportunità, rendendo la Val di Sole un modello nazionale ed europeo di buona gestione della risorsa idrica.
La sfida è dunque quella di conciliare produzione energetica, tutela ambientale, turismo e qualità della vita.

