mer 02 dic 2020
Il direttore Sandro de Manincor: «È un insulto alla situazione»
Spett.le redazione,
sono la sorella di una paziente della Val di Sole seguita al day hospital oncologico di Cles.
È giunta in giornata la notizia
che tale reparto chiude e di conseguenza i pazienti oncologici devono recarsi a
Trento per visite e chemioterapia.
Sono allibita pensando al disagio
che tutto ciò comporta.
Per le persone delle valli ci
vuole almeno un'ora di strada per arrivare a Trento, le sedute di chemioterapia
sono lunghe, nello specifico di mia sorella durano 6 ore, queste persone sono
da accompagnare in quanto la terapia provoca nausea, sonnolenza e malessere,
quindi incapacità nella guida.
L'accompagnatore, deve aspettare
in macchina anche 6 ore, perché giustamente in reparto non si entra causa
Covid, per poi tornare al proprio domicilio con davanti un'altra ora di strada
o più.
Posso capire se il day hospital
di Cles non funzionasse o servisse un numero molto limitato di persone, ma non
è così che funziona, da un ottimo servizio e le persone che ne necessitano sono
molte, giovani ed anziane.
Chiedo, a chi di dovere, di
tenere conto del forte disagio che ciò comporta, e di tenere conto della
globalità di questi pazienti, che si trovano ad affrontare un percorso
difficile, e di sicuro, non hanno bisogno di ulteriori preoccupazioni e di
vivere situazioni più complicate.
Dirigenti e funzionari,
ricordatevi che davanti a voi avete persone con la propria dignità , non avete
davanti burattini che potete spostare da un teatro all'altro!!!
E non dite che sarà una chiusura
temporanea, EVITATE DA SUBITO DI CHIUDERE!!
Flavia Mochen
Egregio Direttore,
nel passato avevo già scritto
alla Sua redazione per raccontarle una mia esperienza positiva vissuta a
seguito di una diagnosi pesante e negativa. L’esperienza che stavo vivendo si
consumava all’interno dei servizi della nostra azienda sanitaria. Nella mia
lettera avevo messo in evidenza che in tutto il mio percorso diagnostico-terapeutico
avevo incontrato professionisti competenti, empatici, disponibili a curarmi e a
supportarmi anche nei momenti più difficili come quello della chemioterapia. Le
terapie le ho fatte presso il Day Hospital Oncologico di Cles del quale oggi ne
leggo la chiusura seppur temporanea (!).
Sono certa che una simile
decisione non è stata voluta da quei professionisti che con tanta dedizione e
capacità trattano noi pazienti in maniera encomiabile. Suppongo quindi che la chiusura la possa aver
disposta chi non ha mai visto soffrire un malato, chi non lo ha mai visto
piangere, chi non ha mai visto le angosce e le paure di chi sta facendo una
cura per poter debellare un cancro. La parola cancro fatichiamo tutti a
pronunciarla anche se dopo la diagnosi arrivano le rassicurazioni che con la
radioterapia, la chirurgia o la chemioterapia di cancro si può guarire.
Ebbene Direttore io sono qui a
dirle che sto bene, che il follow up mi dá buone speranze di completa
guarigione ma sono qui anche per dirle che i pazienti oncologici non possono
essere caricati di ulteriore peso. Per noi residenti nelle Valli del Noce
sapere che nel nostro ospedale di riferimento il DHO è attivo e a disposizione
di chi ne ha bisogno è un vero sollievo, è un pensiero in meno ma è anche un
diritto.
Il tema sanità è sempre stato cavalcato delle varie forze politiche di Governo e quando nel 2018 sentivo
parlare di cambiamento mi chiedevo a che cosa si alludesse. Ora l’ho capito:
cambiamento per la Giunta significa togliere servizi, significa risparmiare,
significa tagliare, significa sanità Trento-centrica. Ma noi che viviamo nelle Valli
siamo figli di un Dio minore? Non abbiamo gli stessi diritti di chi abita in
città?
Per la dignità dei pazienti oncologici della Val di Non e della Val di Sole, da ex paziente in trattamento
chemioterapico, lancio un messaggio a chi ha il dovere di decidere ma non può
avere il potere di infliggere ulteriori
pene: lasciate aperti i servizi sanitari nelle valli, lasciate aperto il DHO
di Cles!
Pancheri Annalisa di Malé
paziente del DHO dell’Ospedale di Cles
Carissime lettrici, ricevo le vostre lettere giustamente piene di preoccupazione, e capisco perfettamente il disagio. La chiusura del Day Hospital Oncologico di Cles è un insulto alla situazione particolarmente delicata che i pazienti con questo tipo di malattia sono costretti a vivere. Lo è sia dal punto di vista pratico e logistico, sia, ancora più importante, da quello psicologico e dell’assistenza. So, per esperienza diretta, quanto, oltre alle terapie, la condizione psicologica possa contribuire all’efficacia delle cure, e per questo quando viene chiuso un reparto che, per merito di medici e operatori, è eccellenza oltre che punto di riferimento per parecchi pazienti, il danno rischia di diventare irreparabile. Purtroppo, l’attuale pandemia del COVID-19, sta fagocitando tutti e tutto, diventando alibi per scelte, come questa, che fatico sinceramente a capire. Ancor più ora che, con le limitazioni imposte, assistiamo fortunatamente ad una inversione di tendenza dei contagi. La tanto sbandierata riforma della sanità con i proclami fatti in campagna elettorale mi sembra abbia portato solo disagi per le aree periferiche del nostro Trentino e, ironia della sorte, sono proprio quelle aree che hanno contribuito maggiormente alla elezione di chi attualmente ci governa. E, ancora più incomprensibile diventa il fatto di doversi muovere e coprire distanze notevoli per raggiungere il capoluogo, e contemporaneamente sentire gli inviti a starsene a casa. Ci uniamo volentieri al vostro appello, mantenendo alta l’attenzione, nella speranza che la situazione trovi una soluzione positiva.
Il direttore
Sandro de Manincor